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Collages di Mariella Bettineschi. Le bellissime fiabe che Caterina Zanotti ha scritto in questo libro sono l'esito di un'elaborata tessitura di pensieri e d'immaginazione in cui sono messe a confronto storie vissute e fiabe cariche di pathos, fiabe che l'autrice avrebbe desiderato ascoltare nell'infanzia. Credo che l'autrice non abbia usufruito di questo ascolto che spetterebbe a qualunque bambino, ma, nonostante la mancanza di narrazioni sospirate, Caterina Zanotti è stata capace, grazie a un talento innato, di creare in modo originale, nuove storie che coinvolgono emotivamente il lettore dall'inizio alla fine. Si tratta di sei fiabe accompagnate da ricordi di vicende centrali nella vita dell'autrice. Consiglio a ogni lettore di dare particolare attenzione al titolo di ogni fiaba poiché, nel profondo, non sono staccate l'una dall'altra ma sono legate da un fil rouge che parte da elementi dolorosi e talora traumatici per raggiungere, attraverso percorsi travagliati e incrociati, la speranza e da qui la possibilità di amare ed essere amati. Ogni fiaba è caratterizzata da una svolta che cambia il destino degli sventurati protagonisti e ciò rispecchia i cambiamenti che l'autrice ha attraversato non solo per destino ma anche per tenacia e desiderio di essere. Non entro nei contenuti delle fiabe per lasciare al lettore la curiosità della scoperta ma credo che gli elementi che maggiormente caratterizzano i protagonisti sono la capacità di attendere, quindi la pazienza, e un desiderio di operare un passaggio dal rischio di una gelida chiusura alla spinta verso un caldo e affettivo accoppiamento. Mirta, (Clo)tilde, Celeste, Carlotta, Costanza sono figure emblematiche di prigioniere rinchiuse in gabbie solitamente dorate impregnate di una sofferenza mortifera, ma sono anche eroine tenaci nella ricerca di "cambiare vita, o meglio, di avere una vita" (p. 100) come dice Carlotta nella fiaba il Mago Alarì. Cinque protagoniste alle prese con il proprio corpo, con i propri sensi, con la propria femminilità, con un materno impietoso, ma dove la presenza di una funzione edipica consente loro di accogliere un maschile favorendo la possibilità di creare una relazione vitale e amorosa. Il sesto protagonista è invece Sisifo, espressione della ripetizione infaticabile ed estenuante, travagliato dalla persecuzione della morte, costretto a "un viaggio sempre uguale che gli serviva per riempire il vuoto che, a volte, saliva dalle viscere e dal cuore" (p. 141). Caterina Zanotti rivisita e rielabora un mito tragico ma, anche in questo caso, si sofferma su una visione creativa e personale in cui "dalla roccia informe compare la testa di un bimbo" (p. 148). Il destino di Sisifo è quello della morte ma, dove l'approdo alla morte si fa dolce, tollerabile, accettabile, come ben si evidenzia alla fine del racconto, a fronte dell'angoscia e del terrore della fine. Mi sono chiesto più volte perché l'autrice abbia introdotto quest'ultimo racconto sull'inevitabile caducità dell'esistenza, che sembra apparentemente molto dissonante rispetto alle altre fiabe. Credo che la ragione sia questa: nelle prime cinque fiabe l'autrice ha potuto trasmettere quanto sia meraviglioso e stupefacente poter approdare alla pienezza della vita, dopo aver attraversato perigliosi e dolorosi travagli. Ed è, grazie a una vita piena, anche se talora costellata da dolori, che si può darne un senso e da qui si può dare anche significato allo scorrere del tempo. Ritengo che queste fiabe, grazie alla loro poesia e alla loro estetica, interpretino in modo profondo la dimensione di Eros e Thanatos con delicatezza e tatto rendendo la lettura adatta agli adulti e ai bambini. (dalla Prefazione di Ronny Jaffè). Età di lettura: da 3 anni.